Nella pagina 1, dedicata a un breve riassunto dello status della città di Bamberga, si era segnalato il suo gemellaggio con la città di Tarvisio; una ricerca presente in internet spiega benissimo i motivi:
- A 10 km dal confine austriaco, adagiata in una ridente conca e circondata da folte abetaie si trova la cittadina di Tarvisio, appartenente alla Comunità Montana della Val Canale e Canal del Ferro (cosiddetta perché nella vicina Carinzia subito dopo l’anno 1000 si scoprirono alcune miniere di questo minerale). Abitata inizialmente dal popolo celtico dei Taurisci, poi centro romano, Tarvisio si è sviluppato commercialmente durante il secolo XIII e XIV, quando fiorì l’industria del ferro. Possesso del Capitolo di Bamberga fin dal 1000, nel 1456 Tarvisio ebbe dal Vescovado di Bamberga il riconoscimento di importanza con la concessione del diritto ad una fiera annuale.
Saccheggiata dai Turchi nel XV secolo e passata all’Austria nel 1759, la città fu teatro di battaglie durante le guerre napoleoniche e, dopo la prima guerra mondiale annessa al Regno d’Italia.
La fitta foresta, popolata di orsi e cervi – sicuramente molto pericolosi per i pellegrini di allora – che un tempo "assediava" la città, si è oggi ”ritirata” a 15 chilometri a nord-ovest dell’abitato ed è fortunatamente protetta poiché notevoli sono i bellissimi dintorni di Tarvisio che è oggi una delle principali stazioni turistiche montane della regione – soprattutto il Parco Naturale di Fusine, con i due splendidi ed omonimi laghi, di origine glaciale, legati tra loro da boschi e sentieri.
Nel centro cittadino si trovano i resti del muro di cinta dell’antica fortezza attorno alla Chiesa quattrocentesca dei Santi Pietro e Paolo, sulla cui facciata campeggia un’enorme affresco di San Cristoforo, protettore dei viandanti. La Chiesa, costruita in tipico stile carinziano nel 1445 – come attesta l’iscrizine in tedesco a caratteri gotici sopra l’ingresso principale (”Nell’anno 1445 dopo la nascita di Cristo, il giorno di maggio dopo la festa di San Michele, mastro Osvaldo Raw ha iniziato la costruzione...”) – fu edificata sopra una precedente cappella dedicata a San Pietro che era stata eretta a ricordo della concessione del Vescovo di Bamberga Alberto nel 1399; aveva un muro di cinta con quattro torri e un fossato per la difesa contro le invasioni turche (1474), e la sua facciata, movimentata da tre archi acuti, rimane un esempio molto interessante di Chiesa fortificata dei paesi alpini.
Numerosi e notevoli gli affreschi, datati 1500, diversi dei quali rimasti a lungo nascosti sotto un intonaco; oltre a quelli di carattere biblico, vi è un’immagine equestre dell’Imperatore Carlo V, tributo di riconoscenza al ”defensor Ecclesiae“ che – il 20 ottobre 1532, proveniente da Vienna – pernottò a Tarvisio con le sue schiere e qui volle fosse celebrato un ufficio religioso.
Le vetrate, in stile neo-gotico, raffigurano, oltre gli apostoli Pietro e Paolo e vari Santi, anche Ottone I grande Vescovo di Bamberga (1031-1139), che riorganizzò la Valcanale, l’imperatore Enrico II fondatore nel 1007 del Vescovado di Bamberga, includendo le terre carinziane (il Vescovado durò sino al 1759) e Carlo Magno che nell’811 fissò i confini del patriarcato al fiume Drava.
Una tela ricorda San Giacomo con bastone e cappello a larghe tese, protettore dei pellegrini, che attraversavano anticamente i boschi rigogliosi della Valcanale talvolta rischiando la propria vita, diretti a Roma; Tarvisio, sosta di base per i romei, compare nella famosa carta geografica di Erhard Etzlaubdi di Norimberga per l’anno giubilare 1500 – conservata alla Bayerische Staatsbibliothek di Monaco – che indica la strada ai pellegrini tedeschi verso Roma (le strade sono segnalate da linee punteggiate e la distanza tra un punto e l’altro corrisponde a un miglio germanico di 7,4 km).
Stupefacenti, dietro la Chiesa parrocchiale, murate sulle pareti esterne, anche varie lapidi funerarie risalenti al XVI secolo, alcuni lacerti di monumenti funebri e lapidi romane con bassorilievi ed iscrizioni; queste, datate 180-190-220 d.C....

Si ringraziano gli autori dell'articolo. Tratto da:
Postato in: Ambiente e turismo culturale - © Centro Studi Pino Rauti – 01/11/ 2014

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